Sviluppo sostenible: tra stallo e regressione

Stiamo vivendo un’epoca di crisi multiple e simultanee: la crisi dell’ambiente e della biodiversità, la crisi sanitaria e la crisi in Ucraina stanno sferrando duri colpi allo sviluppo economico e sociale, gravando sulla povertà, sull’insicurezza alimentare e sull’accesso all’energia, esasperando un clima di incertezza che ha deviato l’attenzione politica internazionale lontana dagli obiettivi a medio e lungo termine dello sviluppo sostenibile.

Per il secondo anno di fila, il mondo non ha fatto progressi sui Sustainable Development Goals. Il “Sustainable Development Report” rilasciato quest’anno non lascia dubbi sull’inversione di marcia dello sviluppo sostenibile e sulla battuta d’arresto che ha colpito l’obiettivo di lotta contro la povertà e l’obiettivo di lavoro dignitoso e crescita economica, che restano sotto i livelli pre-pandemici in molti paesi a reddito medio e reddito medio-basso.

I paesi ricchi hanno rallentato i progressi sugli SDG che riguardano clima e biodiversità, e proprio l’Europa, che ha ben 10 nazioni all’apice della lista dei paesi più performanti sugli SDG, è responsabile di generare ripercussioni socioeconomiche e ambientali negative su paesi terzi a causa degli effetti dell’insostenibilità del consumo, del commercio e delle catene di approvvigionamento.

Il report dei progressi dell’Unione Europea verso gli SDG negli ultimi 15 anni conferma quanto detto. La conservazione degli ecosistemi e della biodiversità è peggiorata a causa dei nostri sistemi di consumo. La percentuale di persone obese in Europa è aumentata ed è urgente accelerare l’abbandono dei pesticidi pericolosi che causano l’inquinamento delle falde acquifere e la riduzione della fauna agricola. Siamo responsabili di una sempre crescente domanda di materiali da estrarre per il consumo di beni e servizi e i sistemi di gestione dei rifiuti possono essere ulteriormente migliorati.

L’Europa deve accelerare le azioni per ridurre le emissioni nette di gas serra, che sono aumentate di nuovo l’anno scorso a seguito della ripresa economica, e raggiungere il nuovo target di riduzione del 55% entro il 2030. L’aumento dei disastri climatici e ambientali hanno fatto crescere i costi legati ai danni subìti e all’implementazione di strategie di adattamento.

Per aumentare la consapevolezza di queste problematiche, è necessario fare cultura. Ma riguardo la nostra educazione, le nostre conoscenze sugli SDG sono sufficienti? Secondo un’indagine Norstat, commissionata da Green Media Lab, per gli italiani sostenibilità è sinonimo di ambiente e il 64.7% della popolazione del bel paese ritiene i cambiamenti climatici e ambientali siano importanti da considerare per lo stato di sviluppo del pianeta. Sebbene sia visibile una maggiore attenzione e sensibilizzazione da parte dell’opinione pubblica, per gli italiani le correlazioni che intercorrono tra sostenibilità, società ed economia sono ancora oscure o risultano di scarsa rilevanza, segno che manca ancora una piena comprensione del tema.