SDG e Agenda 2030

Come sono arrivati?

Da 50 anni ci stiamo scontrando con la realtà di un mondo diviso da disuguaglianze crescenti ed emarginazione sociale, gravato da una crisi ambientale sempre più allarmante a causa del riscaldamento globale, della distruzione di biodiversità, e dell’inquinamento massiccio. Contro queste crisi indotte dall’attività umana, la comunità mondiale si è coalizzata intorno un framework di concetti condivisi e mutua comprensione.

Nel 2015, in poche settimane, i 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato all’unanimità due accordi magistrali: il 25 settembre è il giorno dell’adozione dei 17 Sustainable Development Goals e il 12 dicembre è stato firmato l’Accordo di Parigi sul clima.

Nel 1972 a Stoccolma, per la prima volta, la crisi ambientale diventa argomento ai tavoli diplomatici internazionali accanto a dibatti su guerra e pace, e si conclude che lo sviluppo economico sta esercitando una pressione senza precedenti sulle risorse naturali e sugli ecosistemi.

Dopo 15 anni, il primo ministro norvegese, Dr. Gro Harlem Brundtland, è incaricato di portare una risposta significativa a questo problema complesso e convoca una commissione che nel 1987 rilascia la più famosa definizione di sviluppo sostenibile. La Commissione Brundtland lo definisce come lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.

Per far fronte alle sfide poste dallo sviluppo sostenibile, a giugno 1992 al Summit della Terra a Rio nascono tre trattati: il primo rivolto al pericolo del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra, il secondo diretto alla protezione della biodiversità minacciata dalle attività umane e il terzo sull’urgenza di combattere la degradazione dei terreni fertili e la desertificazione. Insieme ai tre trattati, il mondo sceglie di adottare lo sviluppo sostenibile come principio cardine verso cui riorientare l’economia globale. Nel 2000, dopo la paralisi sofferta dalla Convezione sul Cambiamento Climatico a causa dell’opposizione statunitense contro il Protocollo di Kyoto per realizzarne l’implementazione, l’ONU propone un set di obiettivi ambiziosi entro il 2015. Vengono così presentati la Dichiarazione del Millennio e i Millennium Development per ridurre il tasso di povertà e di mortalità materna e infantile, aumentare il livello di scolarizzazione e di sanitizzazione e per combattere le malattie epidemiche rispetto ai livelli del 1990.

Sustainable Development Goals

All’incontro di anniversario Rio +20 nel 2012, è evidente che i tre accordi multilaterali sull’ambiente restano irrealizzati: il livello di emissioni è aumentato drasticamente, il riscaldamento globale è accelerato e la Convenzione sulla Diversità Biologica è respinta. Gli stati membri delle Nazioni Unite scelgono di duplicare l’adozione di obiettivi concreti, e così come i Millennium Development Goals hanno diretto l’attenzione verso la lotta alla povertà, si adottano dei Sustainable Development Goals per dirigere la mobilitazione politica e sociale verso lo sviluppo sostenibile.

Dopo tre anni di negoziazione, si raggiunge un accordo sull’Agenda 2030, sui 17 obiettivi che contiene e sui tre pilastri chiave (prosperità, inclusione sociale e sostenibilità ambientale) con l’obiettivo finale che si focalizza sulle partnership per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile. Dopo 23 anni dal fallimento del Protocollo di Kyoto, nel 2015 viene elaborato il primo framework operativo sul clima, l’Accordo di Parigi, ratificato da 196 firmatari tra cui l’Unione Europea.

Nonostante non si sperasse di poter adottare altri accordi multilaterali a livello internazionale, il 2022 è segnato da una risoluzione storica. L’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente riunitasi a Nairobi ha stabilito di porre fino all’inquinamento causato dall’intero ciclo di vita della plastica – dalla materia prima fino ai rifiuti in mare – e di redigere un accordo legalmente vincolante entro il 2024.